Un mese ad Hong Kong

Negli ultimi appuntamenti di Seattle, Doha e Cancun la società civile, i movimenti sociali, le ong e i sindacati di tutto il mondo hanno fatto sentire con forza la loro voce per chiedere che i diritti delle persone, dell'ambiente, del lavoro e i beni comuni dell'umanità fossero anteposti alle ragioni del commercio e del profitto.
  
 
Tradewatch (www.tradewatch.it), Osservatorio sull'economia globale e il commercio internazionale promosso da Campagna Riforma Banca Mondiale, Centro Internazionale Crocevia, Fair, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Mani Tese, Gruppo d’appoggio italiano al movimento contadino africano, Rete Lilliput, Roba dell’Altro Mondo, punta i riflettori del movimento sui negoziati in corso per raccontare, in tempo reale, l'andamento dei tavoli strategici e tutte le iniziative di mobilitazione previste per le prossime settimane.
 
Oltre agli aggiornamenti 24/24 che troverete, come al solito, sul sito www.tradewatch.it, da oggi riceverete una selezione bi-settimanale (a seconda dei ritmi dei negoziati delle news) sui principali temi all'ordine del giorno e i più importanti documenti e campagne.
 
Gli attivisti del Tradewatch saranno, inoltre, presenti a Hong Kong, all'interno della rete internazionale Our world is not for sale (Questo mondo non è in vendita), per raccontare, come a Cancun, 24/24 i retroscena della ministeriale e tutte le storie sugli impatti che questa liberalizzazione dei mercati sta provocando in tutto il mondo, come anche nella nostra Europa.
 
A Hong Kong sarà organizzato tutti i giorni un briefing stampa per i giornalisti presenti e alcuni incontri con testimoni, produttori, sindacalisti, esperti e organizzazioni partners di tutto il mondo.
 



Le speranze per il successo di Hong Kong diminuiscono
http://tradewatch.it/osservatorio/articles/art_569.html
Dopo l'incontro avvenuto a Londra lo scorso lunedì tra i paesi del nuovo Quad (Brasile, India, Usa e Ue) con la presenza del Giappone, che aveva l'obiettivo di superare l'empasse negoziale, le speranze per il successo della prossima conferenza ministeriale di Hong Kong si sono ridotte ulteriormente, e si comincia a parlare di un accordo


Negoziatori: una settimana da dimenticare

http://tradewatch.it/osservatorio/articles/art_571.html
I negoziatori dei paesi membri della Wto hanno riconosciuto che i vari incontri di questa settimana, finalizzati a raggiungere intese sui vari capitoli negoziali in vista di Hong Kong, non hanno sortito l'effetto desiderato. In quest'ottica, l'obiettivo della conferenza ministriale del prossimo mese dovrebbe essere ridimensionato.
Secondo il ministro del Commercio statunitense, Rob Portman, i colloqui di questi giorni sono stati utili, ma non si sono registrati i progressi necessari per arrivare ad Hong Kong con un programma utile a far avanzare i negoziati del Doha Round.

 
India: riportiamo lo sviluppo al centro delle trattative
http://tradewatch.it/osservatorio/articles/art_564.html
Il ministro del Commercio e dell'Industria indiano, Kamal Nath, ha inviato una lettera ai paesi membri della Wto nella quale sottolinea l'esigenza di riportare il "focus" dei negoziati sulla questione dello sviluppo del Sud e non sul mero accesso al mercato, oggetto dei negoziati fino a questo momento. "La Wto non si occupa solo di libero commercio", ha affermato Nath.

 
I Paesi africani scrivono alla Wto
http://tradewatch.it/osservatorio/articles/art_572.html
Venerdì 8 novembre il Direttore Generale del WTO, Pascal Lamy, ha ricevuto una lettera dal Coordinatore del Gruppo Africano, Rashid Mohamed Rashid, in cui si chiede ai Paesi membri della Wto una maggiore attenzione alle problematiche dei Paesi in via di sviluppo. Si tratta di un'analisi di tutte le questioni di maggiore importanza per i paesi africani che dovrà essere tenuta in considerazione per la stesura della bozza di dichiarazione ministeriale.
In particolare il Gruppo Africano chiede maggiore flessibilità e politiche chiare per il proprio sviluppo. Documento esclusivo diffuso da Tradewatch.

 
Gli umori neri della Green room di Ginevra
http://tradewatch.it/osservatorio/articles/art_564.html
Durante la Green Room ministeriale dell'8 novembre a Ginevra, che ha visto la partecipazione di 27 paesi membri della Wto, il clima non era dei migliori. Era la prima volta che un direttore generale convocava e guidava una riunione di questo tipo. Ciò dimostra la linea dell'attuale direttore generale della Wto, Pascal Lamy, che intende far valere tutto il suo peso negoziale per risolvere le divergenze esistenti sui vari temi.

 


Tradewatch (www.tradewatch.it), Osservatorio italiano sull’economia globale e il commercio internazionale Promosso da Campagna Riforma Banca Mondiale, Centro Internazionale Crocevia, Fair, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Mani Tese, Gruppo d’appoggio italiano al movimento contadino africano, Rete Lilliput, Roba dell’Altro Mondo.


 



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STOP WTO !
Fermiamo l'organizzazione mondiale del commercio

La cooperativa 'E pappeci organizza un seminario sui temi del vertice
dell'Oganizzazione mondiale del commercio, e sulle ragioni di chi si
oppone alla progressiva liberalizzazione degli scambi internazionali.
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Ecco il documento che contiene le richieste della rete mondiale del Fair
trade in vista della VI conferenza ministeriale del WTO ad Hong Kong
(dicembre 2005). E' stato promosso da FINE, il coordinamento che
riunisce le maggiori organizzazioni mondiali di commercio equo e
solidale ovvero Flo, Ifat, News!, Efta
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Noi, membri del movimento internazionale Fair Trade  sappiamo per
esperienza che il commercio può essere uno strumento efficace per
alleviare la povertà e promuovere uno sviluppo sostenibile. Tuttavia, se
non attuato in maniera giusta e responsabile, il commercio può
esacerbare la povertà e l'ineguaglianza. Affinché vengano mantenute le
promesse fatte nel Round di Negoziati per lo Sviluppo di Doha, e perché
si  raggiunga un vero sviluppo,  i bisogni dei piccolo produttori del
Sud del Mondo e delle loro comunità devono essere  messi al centro dei
negoziati commerciali.

Che cos'è  il Fair Trade?

Fair Trade è una partnership commerciale, basata sul dialogo, sulla
trasparenza ed il rispetto, che persegue il raggiungimento di  una
maggiore equità nel commercio internazionale. Essa contribuisce allo
sviluppo sostenibile offrendo migliori condizioni commerciali e
tutelando i diritti di produttori e lavoratori marginalizzati, in
particolare nel sud del mondo. Le organizzazioni Fair Trade, sostenute
dai consumatori, sono impegnate attivamente nel portare sostegno ai
produttori, nel creare maggiore consapevolezza e nel promuovere campagne
per modificare le regole del commercio internazionale convenzionale.

Da ormai più di quarant'anni, Fair Trade sta ottenendo enormi successi
nel far sì che il commercio operi a favore dello sviluppo. Nelle proprie
attività, Fair Trade tiene in considerazione aspetti sociali, economici,
culturali ed ambientali attraverso l'applicazione di una serie di
rigorose norme volontarie. Oltre 4000 gruppi di piccoli produttori
marginalizzati e centinai di migliaia di lavoratori in piantagioni e
fattorie site in più di 50 paesi in via di sviluppo partecipano alle
catene di approvvigionamento create da Fair Trade. Più di cinque milioni
di persone in Africa, America Latina ed Asia possono trarre beneficio
dalle condizioni  loro riservate da Fair Treade.

Cosa Non Va nel WTO (World Trade Organisation)

La liberalizzazione dei mercati, così come viene propugnata dal WTO,
impedisce sempre più ai singoli paesi di regolamentare e di controllare
le proprie economie. Mentre alcuni paesi primari, grandi e forti,
traggono vantaggio dall'approccio “una soluzione uguale per tutti”,
questo processo ha innescato una spirale verso il basso con un
abbattimento degli standard ecologici e sociali in tutto il mondo. Molti
produttori del movimento Fair Trade sanno per esperienza personale
quanto questa liberalizzazione sia stata dannosa per le loro esistenze.

La storia dimostra che nessuna economia nazionale si è mai potuta
sviluppare basandosi solo ed esclusivamente sul commercio. Nessuno dei
paesi in via di sviluppo è mai riuscito a raggiungere la ricchezza
economica senza mercati interni forti  e numerosi collegamenti economici
tra la produzione industriale nazionale e la produzione nazionale di
prodotti agricoli o di altri beni (commodities) primari.  Tali
collegamenti sono stati promossi ed incoraggiati da una ampia
distribuzione delle terre, da interventi economici di stato e da
politiche atte a formare il commercio proteggendo al contempo le
produzione ed i mercati interni
Per le economie emergenti è di fondamentale importanza che le loro
industrie appena nate possano godere di un ambiente protetto in cui
crescere.  Soltanto quando avranno cominciato a raggiungere un
sufficiente livello di solidità, le piccole economie potranno
fronteggiare l'aspra concorrenza del commercio internazionale, e solo
allora potranno decidere se la liberalizzazione è adatta ai loro piani
di sviluppo interni.  Nell'ambito di tale processo, rivestono una
importanza fondamentale le piccole e medie imprese. Nella maggior parte
dei paesi in via di sviluppo, le piccole imprese rappresentano la spina
dorsale dell'economica, impiegando la maggior parte della popolazione
attiva. E' essenziale che la politica commerciale internazionale
sostenga la crescita delle piccole e medie imprese nei paesi in via di
sviluppo e non mini alla base la loro stessa esistenza tramite
l'applicazione forzata della liberalizzazione commerciale.

Uno dei principi chiave della politica commerciale – che oggi manca
completamente dal WTO – è che ogni paese deve avere il diritto ad
assicurarsi il cibo,  deve vedere tutelato il diritto  alla propria
sovranità, e dovrebbe avere titolo per proteggere i settori strategici
della propria economica. Il movimento Fair Trade ritiene inoltre che i
paesi ricchi abbiano il dovere morale di interrompere tutte le forme di
sussidio che distorcono il commercio e creano fenomeni di dumping
(esportazione sottocosto) sui mercati mondiali, in quanto l'impatto di
queste pratiche sui più poveri ha avuto conseguenze devastanti.

I membri del WTO si erano impegnati a fare dei  colloqui commerciali di
Doha uno strumento di sviluppo. Affinché questo accada, i colloqui del
WTO devono cambiare corso e mettere in primo piano, all'interno dei
negoziati, i bisogni e gli interessi dei produttori piccoli e
marginalizzati. Il cambiamento è possibile solo se l'agenda del WTO
concederà uno spazio di sufficiente ad analizzare le preoccupazioni
delle parti più deboli e se le nazioni più povere potranno conservare il
diritto a proteggere i settori vitali delle loro economie, per tutto il
tempo che riterranno opportuno Gli accordi e le disposizioni commerciali
dovrebbero essere subordinati al rispetto di diritti politici,
ambientali, culturali e sociali concordati a livello internazionale. Se
il commercio deve contribuire al raggiungimento di uno sviluppo
sostenibile, devono essere tenute in considerazioni le condizioni
sociali ed ambientali della  produzione.

Agricoltura

L'agricoltura resta il maggior settore economico nei paesi in via di
sviluppo, dove essa  impiega il 75% della popolazione e rappresenta
circa la metà del Prodotto Interno Lordo (PIL). Anche se la maggior
parte del cibo prodotto viene ancora consumato localmente, le politiche
di liberalizzazione commerciale hanno assunto una precedenza sempre più
rilevante rispetto alle politiche agricole nazionali, limitando così la
capacità dei governi di sviluppare politiche a favore dello sviluppo
rurale e della sovranità sul cibo.

I paesi ricchi continuano a proteggere ed a sostenere con forti sussidi
il loro settore agricolo,  esportando sottocosto le loro eccedenze
produttive sui mercati internazionali. Queste politiche contribuiscono a
creare eccessi di offerta e prezzi bassi, gettando nella povertà milioni
di piccoli agricoltori e le loro famiglie e compromettendo il diritto di
accesso al cibo di molti paesi poveri.

Riteniamo che le disposizioni del WTO in materia di agricoltura
dovrebbero riconoscere il diritto di ogni paese alla sovranità sul cibo
attraverso adeguate politiche locali, nazionali e regionali .

Pertanto, esortiamo  i membri del WTO  a:


Stabilire una data precisa entro la quale dovrà essere eliminato
qualunque tipo di sostegno alle esportazioni dei prodotti agricoli,
incluso il cotone.
Giungere ad una decisione che re-indirizzi il sostegno nazionale a
favore dell'agricoltura a conduzione famigliare, dello sviluppo rurale
ed dei  piccoli produttori
Fissare modalità valide e sensate per i Prodotti Speciali ed un
Meccanismo Speciale di Salvaguardia per consentire ai paesi in via di
sviluppo di proteggersi dai picchi nelle importazioni
Impegnarsi ad eliminare i meccanismi di escalation tariffari.


Prodotti di base (Commodities)

La liberalizzazione commerciale e le politiche di adeguamento
strutturale hanno contribuito a generare un eccesso di offerta per la
maggior parte dei beni agricoli primari. Il risultato è stata una
drastica riduzione dei prezzi pagati ai produttori, i quali sono spesso
obbligati a vendere i loro raccolti al di sotto del costo di produzione.

Il Fondo Comune per i Commodities ha valutato che tra 1 e 2.5 miliardi
di piccoli produttori agricoli in tutto il mondo dipendono in larga
parte dagli introiti ottenuti dall'esportazione di questi prodotti
primari. La produzione di raccolti quali  caffé,  cacao e canna da
zucchero è spesso portata avanti da piccoli agricoltori che vivono a
livelli di sussistenza ed hanno scarsi mezzi da investire in altri
prodotti  o nella diversificazione della produzione agricola. In molti
casi, oggi gli  agricoltori riescono ad ottenere  solo una parte dei
guadagni che erano soliti ricevere negli anni settanta.

Questa crisi strutturale dei prodotti di base agricoli è una delle
maggiori sfide che i paesi in via di sviluppo si stanno trovando ad
affrontare. Tuttavia, ancora una volta questa questione è stata messa da
parte nei negoziati del WTO in corso.

Pertanto, esortiamo i membri del WTO a:


Lavorare con l'UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e
lo Sviluppo) ed altri organismi internazionali per affrontare la
emergenza dei prodotti di base e cercare una soluzione globale a favore
dei piccoli produttori marginalizzati nei paesi in via di sviluppo.
Riconoscere il bisogno di una gestione globale delle forniture – come è
stato sperimentato con successo dal movimento Fair Trade – e sostenere
la conclusione di accordi internazionali tra i paesi produttori ed i
paesi consumatori con la priorità di garantire ai produttori prezzi alti
e stabili.
Sostenere la creazione di un Fondo Internazionale per la
Diversificazione   Agricola al fine di aiutare i piccoli agricoltori a
ridurre la loro dipendenza dai prodotti agricoli primari.

Accesso ai Mercati Non Agricoli

Molte nazioni in via di sviluppo richiedono l'applicazione di tariffe
più elevate per proteggere le loro piccole industrie nascenti. Questi
importanti meccanismi di salvaguardia sono minacciati dalla aggressiva
agenda di liberalizzazione proposta dai paesi ricchi nel corso degli
odierni negoziati sull'Accesso ai Mercati Non Agricoli (NAMA). Inoltre,
le riduzioni delle tariffe risultanti dai negoziati produrranno una
forte contrazione  delle entrate dei governi dei paesi in via di
sviluppo e questo renderà più difficile per i paesi poveri finanziare i
propri servizi pubblici. Sulla base di queste considerazioni, i
negoziati NAMA stanno compromettendo i progressi verso il raggiungimento
degli Obiettivi di Sviluppo per il Millennio.

L'escalation tariffaria (cioè il meccanismo in base al quale si
abbassano i dazi sulle importazioni di materie prime e si alzano i dazi
sui prodotti finiti) impediscono ai piccoli produttori di aggiungere più
valore all'interno del loro paese, e costituiscono una barriera concreta
allo sviluppo sostenibile. Con lo sviluppo del Fair Trade in settori a
maggior valore aggiunto quali il tessile, la lavorazione del cuoio, le
calzature e la gioielleria, sta aumentando il numero di produttori Fair
Trade  toccati dai negoziati NAMA.

Pertanto, esortiamo i membri del WTO a:

Consentire l'applicazione del principio di “non reciprocità” nei paesi
in via di sviluppo;
Raggiunger un accordo che non limiti la capacità dei paesi in via di
sviluppo di fissare i propri impegni tariffari;
Valutare l'impatto dell'erosione del trattamento di favore per le
nazioni in via di sviluppo che oggi beneficiano di accordi quali il
Cotonou Agreement e l'African Growth and Opportunity Act, prima di
applicare qualsiasi modifica ai regimi preferenziali.
Impegnarsi ad eliminare i meccanismi di escalation tariffaria.

Trattamento Speciale e Differenziato

Gli accordi commerciali devono tenere in considerazione le particolari
necessità di sviluppo di ciascun paese. Il Trattamento Speciale e
Differenziato viene  oggi considerato come uno degli strumenti
principali nelle mani del WTO per raggiungere questo obbiettivo. Il TSD
è fondamentale per dare ai paesi in via di sviluppo mezzi sufficienti
per adattarsi all'ambiente estremamente competitivo del mercato
internazionale. Deploriamo il mancato avanzamento dei negoziati sul TSD.
Una seria considerazione alle richieste dei paesi in via di sviluppo per
la revisione e l'implementazione delle misure di TSD già concordate deve
costituire  una priorità della Conferenza Ministeriale di Hong Kong.

 

 

 

[Campaniaequosolidale].htm